Gli Stati Uniti hanno vinto con largo margine sull’Europa (17-11) la 41ª Ryder Cup, sul percorso dell’Hazeltine National GC, a Chaska nel Minnesota. Il risultato ha premiato la squadra più meritevole e ha assecondato il desiderio di tutta una nazione, che chiedeva di cancellare le tre sconfitte subite prima di questo match. Sul campo è stato grande spettacolo, tecnico ed agonistico come raramente è dato a vedere, con alcuni incontri in cui il golf espresso è stato definito "stellare". Basta citare quelli nella giornata finale tra gli straordinari Patrick Reed e Rory McIlroy (1 up per l’americano) e tra Phil Mickelson e Sergio Garcia (pari).
Sulla formazione affidata al nordirlandese Darren Clarke ha pesato il devastante 0-4 nei foursomes d’apertura, forse anche dal punto di vista morale e nervoso. C’è comunque stata reazione nelle due successive frazioni in cui i continentali hanno quasi rimesso in piedi il punteggio (6,5-5,5 dopo un 3-1 nei fourballs e un 2,5-1,5 nei foursomes), ma il parziale favorevole agli americani negli ultimi fourballs (3-1 e 9,5-6,5) ha in pratica chiuso il conto. Prima dei singoli si è evocato il miracolo del Medinah CC (2012) in Illinois, quando gli europei si portarono via il trofeo partendo da un 6-10, ma quella era un’altra formazione, molto più forte, e trovò anche un team avversario più molle.
Era nei doppi che l’Europa doveva trovare quei tre o quattro punti di vantaggio che le avrebbero consentito di contrastare la superiorità nei singoli americana (parziale 7,5-4,5), ma è andata così, come si pensava tutto sommato alla vigilia. Dunque USA a godersi il successo e continentali a pensare alla rivincita di Parigi nel 2018.
Nelle prime buche della giornata finale l’Europa ha addirittura potenzialmente superato i 14 punti che le servivano almeno per pareggiare e conservare il trofeo come detentori, poi le cose poi sono rapidamente precipitate. Clarke aveva messo gli uomini migliori nella parte alta del tabellone, come del resto Love III, e i primi sei se la sono giocata, anzi l’Europa ha prevalso nel mini confronto con le tre vittorie di Henrik Stenson (3/2 su Jordan Spieth), del magnifico Thomas Pieters (3/2 su J.B. Holmes), di Rafael Cabrera Bello (3/2 su Jimmy Walker) e con il pari tra Garcia e Mickelson. Sull’altro fronte i due successi americani di Reed (1 up su McIlroy) e di Rickie Fowler (1 up su Justin Rose). Il punto debole continentale era tutto nella parte bassa del tabellone dove Ryan Moore, Brandt Snedeker, Dustin Johnson, Brooke Koepka e Zach Johnson non hanno lasciato alcuna chance rispettivamente a Lee Westwood, Andy Sullivan, Chris Wood, Danny Willett e a Matthew Fitzpatrick. Unica eccezione Martin Kaymer che, in rimonta, ha superato Matt Kuchar (1 up).
Tra gli europei i migliori sono stati Thomas Pieters (4 vittorie, una sconfitta), che ha stabilito il record di punti raccolti (4) da un debuttante, Rory McIlroy (3 vittorie tutte con Pieters in doppio e due sconfitte) e Rafael Cabrera Bello, altro debuttante e unico imbattuto del team (2 vittorie e un pari), troppo frettolosamente messo da parte nei doppi da Clarke. Hanno lottato con alterne fortune Stenson, Garcia e Rose e sono mancati alle attese le due wild card Kaymer (in forma precaria) e Westwood (tre sconfitte) e i debuttanti Andy Sullivam Danny Willett e Matthew Fitzpatrick (nessun punto conquistato). Un po’ meglio Chris Wood (una vittoria in doppio e sconfitta nel singolo), che forse meritava miglior attenzione.
Gli statunitensi hanno avuto in Patrick Reed il trascinatore, implacabile nel gioco corto e autore di una serie di putt al limite dell’incredibile. Tutti, comunque, si sono espressi ad altissimo livello e, in particolare, hanno vinto per distacco il confronto nel putting con gli europei. Forse per la prima volta nella storia gli USA, individualisti per natura, hanno fatto squadra. Nessuno è rimasto a zero nella casella dei punti conquistati e solo Brandt Snedeker ha terminato da imbattuto con tre vittorie su tre match. Note di merito per Mickelson, autentico collante del team, per Koepka, debuttante senza timori (3 vittorie su 4 incontri) e per Ryan Moore, che ha firmato il 15° punto (1 up su Westwood), quello della vittoria, e sarà ricordato soprattutto per tale motivo. Ampia sufficienza per tutti gli altri.
Le interviste - Raggiante Davis Love III, che ha potuto anche riscattare il rovescio del Medinah GC, dove era stato capitano: "Sono orgoglioso di questi ragazzi. Su di loro c’era la pressione maturata in due anni, ma hanno saputo sopportarla e hanno giocato benissimo. Siamo stati sempre compatti, uniti ed è stato eseguito un grande lavoro di squadra. Sul campo si è visto eccellente spettacolo e anche gli europei vi hanno contribuito in maniera sostanziale. E’ stata una grande Ryder Cup, di alto contenuto tecnico, combattuta e io sono stato certo di averla vinta solo quando abbiamo ottenuto il quindicesimo punto"
Ovviamente diverso l’umore di Darren Clarke: "Sono amareggiato, deluso, ma non potevo chiedere di più ai miei, Tutti si sono battuti al massimo delle loro possibilità, hanno fatto quanto avevo chiesto, ma la compagine di Davis Love III è stata impeccabile".
E’ rimasto costantemente dietro le quinte Tiger Woods, uno dei vice capitani USA, lui di solito primo attore: "Non è stato importante aver partecipato all’evento in maniera diversa dal mio solito - ha detto - ma ho fatto parte di una formazione che ha vinto. Non fa differenza giocare per il solo orgoglio in Ryder Cup oppure quando ci sono dei dollari in palio: in realtà si è sempre, in primo luogo, motivati dall’orgoglio. Il mio ruolo? Era quello di aiutare il team nel miglior modo possibile e spero di averlo fatto". Prossimo il suo ritorno alle gare.
Il pubblico - La Ryder Cup, è noto, cancella il fair play e l’etichetta che sono tra le bandiere del golf. Dunque tifo da stadio, giocatori disturbati mentre stavano per eseguire dei colpi, americani compresi, e qualche offesa. Il pubblico americano, come di consueto, si è dimostrato un po’ più "caldo", diciamo così, di quanto lo sia solitamente quello europeo.
Per come sono andate le cose in alcuni momenti, a qualcuno in sala stampa è venuta l’idea di chiedere come si comporteranno gli spettatori europei a Parigi. Alla domanda ha risposto Rory McIlroy, che ha subito le intemperanze forse più degli altri: "Non ci saranno ripercussioni nel prossimo incontro in Francia. Penseremo solo a giocare come lo faranno i nostri avversari. In campo noi giocatori di entrambi i team abbiamo tenuto una condotta esemplare. Dovrebbe essere così anche fuori delle corde, tuttavia pochi che si comportano male non possono rovinare una grande festa e vanno isolati".
SECONDA GIORNATA - Gli Stati Uniti hanno preso un vantaggio di tre punti (9,5-6,5) sull’Europa al termine di una seconda emozionante giornata di doppi nella 41ª Ryder Cup, sul percorso dell’Hazeltine National GC, a Chaska nel Minnesota. I continentali, affidati al nordirlandese Darren Clarke, con un parziale di 2,5-1,5 nei foursomes mattutini avevano ridotto a un solo punto il divario, rimontando pazientemente dal devastante 0-4 nei foursomes di partenza, passando attraverso il 3-1 nei successivi fourballs. Nel pomeriggio, però, gli statunitensi di Davis Love III hanno vinto tre match contro uno e si sono portati a soli cinque punti dal successo. Non può considerarsi un margine di assoluta sicurezza, perché proprio nell’ultima sfida giocata in casa, al Medinah CC in Illinois, gli americani, guidati dallo stesso Love III. non riuscirono a gestire un 10-6 subendo una clamorosa sconfitta, ma i miracoli non sono particolarmente frequenti.
Per la giornata finale i due capitani hanno seguito la stessa linea: in testa alle due liste i migliori con i primi sei match che promettono spettacolo e ed emozioni forti. In particolare il primo vedrà di fronte i due giocatori più in palla del lotto, Patrick Reed contro Rory McIlroy, ma non sarà male neanche Jordan Spieth-Henrik Stenson, Gli europei dovranno fare più punti possibili in questa fase, perché poi nella seconda parte della lista ci sono quasi tutti debuttanti e coloro che hanno convinto meno degli altri e forse, soprattutto lì, gli americani confidano di raccogliere con più facilità i cinque punti necessari, o quanti ancora ne mancheranno, per cancellare, almeno parzialmente, le tre sconfitte di fila subite nelle tre edizioni precedenti della Ryder Cup.
La prima parte della seconda giornata aveva aperto belle prospettive alla selezione continentale, poi però si sono in parte richiuse, anche perché Darren Clarke ha lasciato qualche dubbio nella composizione delle coppie, come era accaduto in avvio di torneo. Ha confermato giustamente il duo Rory McIlroy/Thomas Pieters, con il debuttante belga capace di ottime cose supportato dall’esperienza del nordirlandese, e sono stati due punti contro Rickie Fowler/Phil Mickelson (4/2 nel foursome) e contro Brooks Koepka/Dustin Johnson (3/1 nel fourball), in un match di rara intensità. Nei foursome l’altro punto pieno era arrivato da Justin Rose e dal convincente debuttante di Chris Wood (1 up su Jimmy Walker/Zach Johnson), mentre Henrik Stenson/Matthew Fitzpatrick si erano arresi a Brandt Snedeker/Brooks Koepka (3/2). Fondamentale in tale frangente il mezzo punto ottenuto dagli spagnoli Sergio Garcia/Rafael Cabrera Bello rimontando da un 4 dowm dopo 12 buche contro Jordan Spieth/Patrick Reed, ossia la miglior coppia statunitense. Un gran recupero maturato in cinque buche spettacolari e mantenuto con i denti sull’ultima.
Ebbene per i fourballs Darren Clarke ha sciolto la coppia, reduce da due successi di fila, e ha messo insieme Garcia e Martin Kaymer. Poi ha rispolverato Lee Westwood per un improbabile duo con Danny Willett. Sono state due sconfitte, perché Garcia ha praticamente giocato da solo rendendo solo onorevole il rovescio contro Mickelson/Kuchar (2/1) e Westwood, dopo aver tenuto un bel po’, ha ceduto nel finale, dove anche Willett ci ha messo del suo, e ha sbagliato un putt di un metro per pareggiare in extremis contro J.B. Holmes/Ryan Moore (1 up). Un mezzo punto perso pesantissimo, perché avrebbe permesso agli europei (se conquistato) di andare ai singoli con due sole lunghezze da recuperare. Hanno ceduto anche Rose/Stenson per 2/1 contro Spieth/Reed. Si sono incontrati per la terza volta con bilancio favorevole agli americani per due vittorie a una, nell’occasione però non c’è stato nulla da fare contro un irresistibile Reed che ha messo a segno un eagle, con un colpo da circa 100 metri, e sei birdie e che ha veramente imbucato l’impossibile.
Le interviste - Patrick Reed ha spiegato così la sua performance, in un contesto di quattro prove tutte ad alto livello: "Ho potuto eseguire quei putt perché ho avuto un compagno di squadra che era sempre in grado di rimediare alla situazione e questo mi ha permesso di essere molto aggressivo. Noi dovevamo fare più birdie possibili e, arrivati i primi due e presa fiducia, praticamente i cancelli si sono aperti."
Davis Love III ha detto: "Abbiamo avuto una grande partenza ieri e un ottimo finale oggi e questo ha fatto la differenza nel punteggio. Le due squadre stanno giocando ad altissimo livello e ho assistito a più birdie di quanti ne abbia mai visti prima. Nel nostro gruppo sta avendo molta importanza il lavoro dei vice capitani, che sono a fianco dei ragazzi, così che ogni coppia ha la giusta assistenza". Poi, sicuramente memore di quanto avvenuto al Medinah CC, non si sbilanciato sul futuro.
Darren Clarke, dispiaciuto per la situazione, comunque ha sparso speranze:, "Sono molto deluso del risultato pomeridiano, ma entrambi i team hanno espresso un gioco di estrema qualità. Eravamo molto vicini ai nostri avversari e ora il distacco è importante. Abbiamo mancato alcuni putt decisivi e perso un paio di occasioni che potevano fare la differenza, ma questa è la Ryder Cup. Però l’Europa in passato ha operato una rimonta in condizioni peggiori: abbiamo un compito difficile, ma la mia squadra è in grado di svolgerlo".
Questi i dodici incontri di singolo: Rory McIlroy-Patrick Reed; Henrik Stenson-Jordan Spieth; Thomas Pieters- J.B. Holmes; Justin Rose-Rickie Fowler; Rafael Cabrera Bello-Jimmy Walker; Sergio Garcia-Phil Mickelson; Lee Westwodd-Ryan Moore; Andy Sullivan-Brandt Snedeker; Chris Wood-Dustin Johnson; Danny Willett-Brooks Koepka; Martin Kaymer-Matt Kuchar; Matthew Fitzpatrick-Zach Johnson.
Il pubblico - Si sentito un po’ di tutto da parte del pubblico, come sempre accade in questi casi, e l’antisportività è regnata sovrana con gli applausi e le grida per gli errori degli avversari (su tutti e due i fronti), calpestando lo spirito del golf. Questo però è lo spirito della Ryder Cup, che sfugge a ogni più sano principio dell’etichetta e del fair play golfistico. Disturbati i giocatori e non solo gli europei. Spieth in un bunker è stato bloccato dalle grida di un esaltato, peraltro americano, nel silenzio generale. Si è lamentato con veemenza, poi ha proseguito, ma visibilmente infastidito e meno preciso di quanto avrebbe dovuto. Nel pomeriggio, mentre Stenson era sul punto di eseguire un putt molto delicato per il bridie alla buca 11, è stato fermato dalle urla di uno spettatore, rivoltosi a Rose che aveva già tirato. Molto sportivamente sono intervenuti gli stessi giocatori americani, Spieth e Reed, e i loro caddie, biasimando il comportamento. Però, poi, tornata la calma, Stenson ha sbagliato il colpo,
PRIMA GIORNATA - Gli Stati Uniti sono in vantaggio sull’Europa per 5-3 dopo la prima giornata della 41ª Ryder Cup sul percorso dell’Hazeltine National GC, a Chaska nel Minnesota. Il team affidato al nordirlandese Darren Clarke non poteva avere partenza peggiore (0-4 nei foursomes) e non poteva avere reazione migliore (parziale di 3-1 nei fourballs), cambiando atteggiamento e rimettendo in piedi un match, che stava prendendo una brutta piega. Era dal 1975 che non si registrava un 4-0 a danni dei continentali nella prima sessione di gioco (all’epoca la selezione era di Gran Bretagna & Irlanda) e, in questo, c’è stata anche qualche scelta non proprio indovinata di Clarke, per certi versi tradito da Lee Westwood e Martin Kaymer, due dei tre suoi giocatori gratificati con la wild card.
Nei fourballs, a parte il gran gioco europeo, c’è stato anche un calo di tensione statunitense, e forse fisico, nelle due coppie americane chiamate a disputare 36 buche, quelle formate da Jordan Spieth/Patrick Reed e da Dustin Johnson/Matt Kuchar. Al contrario gli europei hanno aumentato i giri con il passar del tempo e con l’avanzare della fatica. La dimostrazione nel duo Justin Rose/Henrik Stenson, oro e argento olimpico, per due volte a confronto con Spieth/Reed, prima travolti nel foursome (3/2) e poi travolgenti (5/4) nei fourball. E Rory McIlroy e Thomas Pieters, terza wild card, che non avevano giocato insieme al mattino, hanno comunque cambiato marcia nel pomeriggio contro l’altro duo impiegato due volte, ossia D. Johnson/Kuchar, prima quasi a spasso contro Westwood e lo stesso Pieters (5/4 nel foursome, ma con match chiuso sul 5 up in otto buche) e poi capaci solo di una reazione d’orgoglio, ma niente più, quando erano sull’orlo del baratro con un 4 down alla 13ª trasformato in un 3/2 per i continentali.
Nel 4-0 mattutino anche i successi americani di Phil Mickelson/Rickie Fowler, mix di esperienza e freschezza, in rimonta da un 2 up alla 14ª su McIlroy e un dignitoso Andy Sullivan, infilando tre buche in chiusura (1 up), e quello di Jimmy Walker/Zach Johnson,. Anche in questo caso recupero finale statunitense contro Sergio Garcia/Marin Kaymer con cinque buche consecutive a favore (4/2).
Grande impatto nei fourballs di Rafael Cabrera Bello, quanto mai brillante e che ha rivitalizzato Garcia. Questi aveva provato invano a tenere in piedi da solo il match con Walker/Z. Johnson, quando si è reso conto che Kaymer non collaborava. E anche nel fourball il tedesco ha dimostrato di non essere in palla trascinando a fondo Danny Willett. Per la verità ci hanno messo molto del loro Brandt Snedeker/Brooks Koepka, e in particolare il primo implacabile con il putter in mano (5/4).
Davis Love III, capitano statunitense, si attendeva forse un altro esito dai fourballs, ma ha guardato giustamente al risultato complessivo: "E’ stato un buon inizio. Sono orgoglioso dei miei giocatori. Anche nelle partite che abbiamo perso, sono stati in gara fino alle ultime battute. Hanno allungato alcuni match con decisione, e pazienza se poi sono stati persi lo stesso. E’ stato importante lo spirito con cui hanno lottato. Tutti hanno eseguito quello che avevo chiesto: tenere sempre sotto pressione gli avversari. Bisogna continuare così: ci sono ancora venti punti in ballo e può accadere di tutto".
Darren Clarke ha focalizzato l’attenzione su quanto accaduto nel pomeriggio: "La mia squadra non ha trovato il passo giusto nei foursome e gli americani ne hanno approfittato. Poi nei fourballs c’è stata la vera Europa, quella che sono onorato di guidare e che ha avuto la giusta reazione. Ha mostrato qualità, desiderio di rimontare e tanta grinta. Per i foursomes della seconda giornata ho apportato alcuni cambiamenti e mi attendo parecchio". Ha risposto con fair play, ma non ha molto gradito la domanda sul mancato impiego di Matthew Fitzpatrick e di Chris Wood. Per due debuttanti, secondo alcuni, sarebbe stato meglio l’approccio in un fourball. "Li mando in campo nei foursomes - ha spiegato - perché hanno le caratteristiche se servono in questo tipo di gara. Sono rimasti fuori il primo giorno e, per tale motivo, hanno una gran voglia di giocare e sono caricati al massimo".
Nei foursomes del mattino, strategie diverse dei due capitani. Davis Love III è andato sull’usato sicuro, nel senso che ha scelto tre coppie vincenti nelle prime due sessioni e con una sola gara disputata, quindi puntando anche su una possibile miglior brillantezza fisica (Mickelson/Fowler, Snedeker/Koepka, Walker/Z. Johnson) e ha confermato gli inamovibili Spieth/Reed.
Clarke è stato condizionato dalla necessità di far giocare Fitzpatrick (con Stenson) e Wood (con Rose) e ha messo fuori sia Kaymer che Westwood, sconfessando almeno per ora due delle sue wild card, mentre ha confermato McIlroy-Pieters e Garcia/Cabrera Bello.
Questi i match: Fowler/Mickelson-McIlroy/Pieters; Snedeker/Koepka-Stenson/Fitzpatrick; Walker/Z. Johnson-Rose/Wood; Spieth/Reed-Garcia/Cabrera Bello.
PROLOGO - Inizia sul percorso dell’Hazeltine National GC, a Chaska nel Minnesota, la 41ª edizione della Ryder Cup (30-settembre-2 ottobre) la sfida tra l’Europa, che proverà a cogliere il quarto successo consecutivo, e gli Stati Uniti, che dovranno interrompere la serie negativa di tre rovesci, quasi a furor di popolo.
Si parte con l’assegnazione dei primi otto punti, quattro nei foursome del mattino e altrettanti nel fourballs del pomeriggio, in un clima che sarà sicuramente caldo e in condizioni che sembrano favorire gli americani. Il campo piuttosto difficile è più vicino alle loro caratteristiche; la squadra ha i dodici componenti entro i primi 31 del world ranking contro i sei degli europei, con gli altri che sono tra i 42° e il 50° posto escluso Chris Wood (32°). Inoltre, i continentali hanno sei debuttanti, sia pure alcuni di lusso, che potrebbero pesare sul rendimento del team e il pubblico ha già comunicato a lanciare il grido di battaglia "U-S-A" da oltre un mese. Durante i quattro Playoffs che hanno assegnato la FedEx Cup, lo hanno intonato ogni volta che un giocatore statunitense si è trovato a competere contro uno europeo. Infine la grinta, la voglia di rivincita degli americani spinti dall’intera nazione e forse anche il bruciore, in particolare della sconfitta al Medinah GC (2012), il precedente match giocato in casa, quanto, capitano lo stesso Davis Love III, furono travolti nei singoli che avevano iniziato in vantaggio per 10-6.
Il capitano statunitense è rimasto soddisfatto dell’ultimo allenamento: "Ho cambiato gli orari di gioco per poter lavorare in serenità con meno pubblico, ma poi ci hanno trovati lo stesso. Tutti hanno mostrato massima concentrazione, hanno colpito bene la palla e si sono mossi in campo nel modo giusto. Merito loro, ma anche di tutto lo staff che li sta seguendo. Era l’ultimo allenamento vero, perché con la Cerimonia d’apertura e con gli obblighi verso i media si potrà fare poco alla vigilia". In sostanza grande fiducia, come ne aveva dimostrata il capitato europeo Darren Clarke il giorno prima.
Come era prevedibile nell’Upper Midland fa freddo e il percorso si presta molto a rendere arduo il compito europeo. Anche a dispetto delle dichiarazioni che spargono serenità, il clima di tensione è evidente. L’Europa aspira, come detto, al quarto successo di fila, e sarebbe un record perché non è mai andata oltre i tre. Probabilmente rimarrà inarrivabile la sequenza di 13 vittorie consecutive a stelle e strisce (1959-1993), ma era un’altra Ryder Cup. Nell’era "moderna" iniziata nel 1979 la massina sequenza è proprio di tre, ottenuta tre volte dall’Europa e una dagli USA.
Sul campo e attorno ad esso è prevedibile che etichetta e fair play saranno degli optional occasionali, ma è certo che non si ricorrerà più, come nel 1949 al Ganton GC in Inghilterra, al trucco dell’americano Ben Hogan, capitano costretto in quel momento su una sedia a rotelle convalescente dopo il pauroso incidente automobilistico che ne frenò la carriera. Con i suoi in svantaggio per 3-1 prese pretesto che le scanalature dei bastoni degli avversari erano irregolari e pretese che fossero esaminati in piena notte. Non fu trovato nulla di anormale, ma i padroni di casa si innervosirono a tal punto da favorire l’insperata rimonta statunitense (7-5).
Le squadre - Gli Stati Uniti, guidati da Davis Love III, schierano: Dustin Johnson, Jordan Spieth, Phil Mickelson, Patrick Reed, Jimmy Walker, Brooks Koepka, Brandt Snedeker, Zach Johnson, Rickie Fowler, J.B. Holmes, Matt Kuchar e Ryan Moore, gli ultimi quattro beneficiari di una wild card.
Vice capitani Tiger Woods, Bubba Watson, Jim Furyk, Tom Lehman e Steve Stricker.
L’Europa, diretta dal nordirlandese Darren Clarke, di affida agli inglesi Danny Willett, campione Masters, Justin Rose, oro olimpico, Chris Wood, Andy Sullivan e Matthew Fitzpatrick, al nordirlandese Rory McIlroy, allo svedese Henrik Stenson, agli spagnoli Sergio Garcia e Rafael Cabrera Bello e ai tre scelti con wild card, il tedesco Martin Kaymer, l’inglese Lee Westwood e il belga Thomas Pieters, Vice capitani: Thomas Bjorn, Padraig Harrington, Paul Lawrie, Ian Poulter e Sam Torrance
La formula - Il torneo si svolge con formula match play. Nelle prime due giornate si disputano due sessioni di quattro incontri di doppio, foursome al mattino e fourballs nel pomeriggio, poi il gran finale con dodici singoli. Si assegna un punto per ogni match vinto e mezzo punto per la parità. In palio 28 punti. In caso di pareggio nel conto finale la Ryder Cup rimarrà all’Europa quale defender.
L’attuale formula è in vigore dal 1979, anno della svolta per la Ryder Cup. Poiché gli statunitensi esercitavano sulla selezione costituita solo da giocatori britannici una costante superiorità (18 vittorie e un pari da detentori contro tre sconfitte nelle prime 22 sfide) con un calo di interesse per la manifestazione da parte di sponsor, TV e spettatori, i responsabili europei decisero di aprire le porte anche ai giocatori del continente. Da quel momento le cose sono cambiate e il bilancio è di 10 vittorie e un pari da detentori per l’Europa contro sette successi USA.
L’album dei ricordi - La Ryder Cup, che nel 2022 è stata assegnata all’Italia e si disputerà a Roma sul percorso del Marco Simone Golf & Country Club, è nata ufficialmente nel 1927, ma ad ispirarla furono due incontri non ufficiali tra giocatori britannici e statunitensi, il primo nel 1921 a Gleneagles. Tra i partecipanti c’era l’americano Walter Hagen, uno dei più forti professionisti dell’epoca, che rimase affascinato dall’evento e fece in modo che si ripetesse nel 1926 a Wentworth, la settimana prima dell’Open Championship. Nel team britannico, che s’impose come a Gleneagles, c’era Abe Mitchell, maestro del ricco commerciante Samuel Ryder, il quale lo sosteneva nella sua attività. Il fatto più importante accadde alla fine del match, in club house, quando Walter Hagen si incontrò con Ryder e Mitchell. Dopo una lunga discussione e analizzato ogni dettaglio, fu varata la sfida. Decisiva la promessa di Samuel Ryder: avrebbe messo in palio un trofeo in oro massiccio. Qualcuno si chiederà quale sia stata l’importanza del ruolo svolto da Mitchell, a parte i consigli dati nell’occasione, essendo il suo nome rimasto legato a filo doppio alla Ryder Cup. Nella coppa dalle linee piuttosto sobrie che Ryder fece approntare, sul coperchio c’è un golfista per la cui realizzazione ci si ispirò allo stance di Mitchell, il quale fu molto fiero della scelta. Il trofeo costò 250 sterline dell’epoca.
Diretta su Sky - Quasi trenta ore di diretta su Sky per la Ryder Cup, con collegamenti dal campo di gara, con lo Studio Ryder Cup ipertecnologico condotto da Alessandro Bonan, dove vi saranno diversi ospiti tra i quali Matteo Manassero, e con aggiornamenti su Sky Sport 24 HD 24 con Francesca Piantanida. Tutto in esclusiva e in alta definizione. Questi gli orari:
giovedì 29 settembre: dalle ore 23 alle ore 24, Cerimonia d’Apertura (Sky Sport 2 HD); venerdì 30: prima giornata dalle ore 14,30 alle ore 1,30 (Sky Sport 2 HD e Sky Sport Mix HD); sabato 1 ottobre: seconda giornata, dalle ore 14,30 alle ore 1,30 (Sky Sport 2 HD); domenica 2 ottobre: terza giornata, dalle ore 18 alle ore 24 e Cerimonia di chiusura dalle ore 0,15 alle ore 0,30. (Sky Sport 2 HD).
Le dirette saranno precedute di 30 minuti da Studio Ryder Cup, che andrà in onda anche domenica 2 ottobre dalle ore 0,00 alle ore 0,15. Commento di Silvio Grappasonni, Nicola Pomponi, Roberto Zappa, Massimo Scarpa e di Donato Di Ponziano