Primo major e leadership mondiale per Jon Rahm (278, -6), grande Guido Migliozzi (282, -2), quarto al suo primo evento del “grande slam” ed entrato di prepotenza nella top 100 del ranking mondiale (dal 103° a 72°), prestazione apprezzabile di Francesco Molinari, 13° con 284 (par), e buona difesa di Edoardo Molinari, 35° con 289 (+5), che dal 2015 era assente da un major.
Nell’US Open, giunto alla 121ª edizione e disputato al Torrey Pines (South Course, par 71) di La Jolla, nei pressi di San Diego in California, Rahm (69 70 72 67) è stato in alta classifica sin dall’inizio, quinto nel primo e nel secondo gito e sesto nel terzo, poi è stato capace di mantenersi lucidissimo nel momento in cui tutti i più forti rivali hanno accusato battute a vuoto, qualità determinante per sorpassare Louis Oosthuizen, secondo con 279 (--5), a due buche dal termine quando con un birdie alla 17ª, che si è combinato con un bogey del sudafricano, ha ribaltato la situazione trasformando il colpi di svantaggio in uno di margine e poi gran finale alla buca 18 con birdie di entrambi. Per Rahm un 67 (-4, cinque birdie, un bogey), miglior score del turno in comproprietà con altri due, e 71 (par, tre birdie, tre bogey) per il suo avversario, per la sesta volta in carriera secondo in un major.
I numeri di Rahm - Per tornare sul trono mondiale Rahm ha ricevuto una grossa mano da Dustin Johnson che è finito, dopo una prova assolutamente sciatta, al 19° posto (286, +2), uno oltre il limite di sicurezza che combinandosi con il titolo di Rahm, gli è costato per appena 36 millesimi di punto, il trono mondiale dopo 43 settimane di regno, mentre lo spagnolo non vi sedeva dall’agosto 2020. Rahm, nativo di Barrika, tornato alla gare dopo aver terminato la quarantena per il Covid-19 che lo aveva messo fuori gioco dopo il terzo giro del Memorial Tournament da leader e con sei colpi di vantaggio. ha tolto lo zero dalla casella dei suoi major al 20° disputato all’età di 26 anni, sette mesi e dieci giorni ottenendo il sesto titolo sul PGA Tour in 108° presenze e con altri sei (al netto del major) siglati sull’European Tour. E’ il primo giocatore iberico a imporsi nell’US Open e il quarto spagnolo a conseguire un major dopo Seve Ballesteros (5), Josè Maria Olazabal (2) e Sergio Garcia (1).
Con 67 ha segnato lo score personale più basso in questo evento e con la sequenza dei due birdie finali si è affiancato ai soli tre grandi del passato che era riusciti ad andare a bersaglio nello stesso modo: Ben Hogan (1953), Jack Nicklaus (1980) e Tom Watson (1982). E’ il 227 giocatore a far suo un major e il sesto campione US Open a fare doppietta sullo stesso percorso con un torneo vinto sul PGA Tour (il suo primo nel 2017, Farmers Insurante Open). E’ salito al secondo posto nella classifica della FedEx Cup e, dulcis in fundo, il suo conto in banca si è arricchito di 2.250.000 dollari (su un montepremi di 12.500.000 dollari) ed è passato in testa, simultaneamente negli ordini di merito di PGA Tour e dell’European Tour.
L’US Open degli altri - Harris English ha ottenuto un meritato terzo posto con 281 (-3) colpi, mentre Guido Migliozzi (71 70 73 68), che quando è entrato in club house era nono, ha guadagnato cinque posizioni senza fare altro, ma rendendosi conto che il suo 68 (-3, cinque birdie, due bogey), secondo punteggio del turno, era qualcosa ben sopra le righe. Ed è sicuramente motivo di orgoglio per lui (carica morale a parte), aver terminato alla pari con Brooks Koepka e Collin Morikawa. In settima posizione con 283 (-1) Xander Schauffele, Rory McIlroy e Branden Grace, anch’egli autore di un 67, come Patrick Reed, 19° con Dustin Johnson (che ha pagato salato un triplo bogey alla buca 10), Sergio Garcia, Jordan Spueth e Justin Thomas.
Incredibile Bryson DeChambeau che per dieci buche, da campone uscente, è sembrato poter concedere il bis visto che era in testa sul “meno 5”, poi però dalla buca 11 il suo tanto decantato dai tecnici “nuovo modo di interpretare il golf”, nato dopo il successo nell’US Open 2020 che personalmente ci rende molto scettici, gli è crollato letteralmente sulla testa. Due bogey, un doppio bogey un “8” alla buca 17 (par 4), per il 77 (+6) e il 26° posto (287, +3), chissà che non facciamo ravvedere qualcuno e magari lui stesso, che ha cambiato anche notevolmente conformazione fisica. E’ vero che in stagione si è imposto nell’Arnord Palmer e ha ottenuto altre tre top ten, ma per il resto è stato molto altalenante. Stesso score per Hideki Matsuyama che al ritorno dopo il trionfo nel Masters ha navigato costantemente a metà classifica nei quattro tornei disputati successivamente.
Francesco Molinari, alla ripresa dopo lo stop per i problemi alla schiena e con il nuovo “vecchio” caddie Pello Iguaran, tornato dopo un paio d’anni di divorzio, ha ottenuto il miglior piazzamento all’US Open pur avendo pagato parecchio il 76 (+5) del secondo turno a fronte di tre giri abbastanza regolari con l’ultimo condotto in par (71, tre birdie, tre bogey). Anche Edoardo Molinari ha accusato lo stesso 76 nel secondo round, con cui ha rischiato di uscire (58°), poi ha avuto la costanza di rimontare passando per 45ª piazza nel terzo turno. Finale nel 71 del par anche per lui con tanta prudenza (un birdie, un bogey). Da giovedì 24 a domenica 27 giugno Francesco Molinari e Guido Migliozzi saranno impegnati nel Travelers Championship.
TERZO GIRO - Sono risaliti i fratelli Francesco ed Edoardo Molinari, ha fatto qualche passo indietro Guido Migliozzi e Russell Henley ha continuato la sua corsa di testa (208 - 67 70 71, -5) alzando però progressivamente lo score e cambiando compagni di viaggio. Il moving day dell’US Open, il terzo major stagionale che si sta disputando al Torrey Pines (South Course, par 71) di La Jolla, nei pressi di San Diego di California, ha anche rilanciato numerosi big con la promessa di un giro finale ad alta tensione emotiva e agonistica.
Henley, che ha girato in 71 (par) nella turbolenza di quattro birdie e altrettanti bogey, è stato agganciato dal canadese Mackenzie Hughes (73 67 68) e dal sudafricano Louis Oosthuizen (67 71 70), già al vertice nel primo giro. Quanto agli azzurri, Francesco Molinari è salito dal 30° al 14° posto con 213 (par), affiancato da Brooks Koepka e da Justin Thomas, Guido Migliozzi è sceso dal 10° al 21° con 214 (+1), stesso score di Jordan Spieth e di Richard Bland, precipitato dalla prima piazza con un 73 (+2) probabilmente stordito dall’aria rarefatta dell’alta classifica che non gli è usuale, ed Edoardo Molinari ha recuperato dal 58° al 45° con 218 (+5).
Si sono messi in corsa per il titolo, dopo partenze poco raccomandabili in un major, Bryson DeChambeau, campione in carica che potrebbe divenire l’ottavo giocatore a fare doppietta consecutiva (l’ultimo Koepka 2017-2018), e Rory McIlroy, quarti con 210 (-3), mentre ha perso una posizione Jon Rahm, sesto con 211 (-2) dopo essere stato per due round quinto, e probabilmente anche la speranza di divenire il nuovo numero uno mondiale con una vittoria, perché sembra improbabile che Dustin Johnson, leader del World Ranking, salito dal 30° al nono posto con 212 (-1) e anch’egli in odore di titolo, possa terminare oltre la 19ª piazza, condizione necessaria a Rahm per spodestarlo. Lo spagnolo ha la compagnia di due soggetti piuttosto tosti quali Matthew Wolff e Scottie Scheffler, ma che probabilmente ancora non hanno l’esperienza necessaria per gestire la volata finale di un major. In rampa di lancio anche Collin Morikawa e Xander Schauffele, incollati a Dustin Johnson.
Fine dei giochi per i vincitori dei primi due major stagionali: Hideki Matsuyama, a segno nel Masters, è 54° con 219 (+6) e sta pagando forse lo stop un po’ troppo lungo per festeggiare l’impresa (ma come dargli torto essendo stato il primo giapponese a conquistare in major), e Phil Mickleson, straordinario nel PGA Championship, è 63° con 220 (+7) e probabilmente ha mancato l’ultima occasione per completare il “grande slam” nel torneo in cui à giunto sei volte secondo gettando al vento alcune occasione incredibili. Ma non gli si poteva certo chiedere un altro miracolo a 51 anni suonati.
Francesco Molinari (68 76 69) ha segnato cinque birdie e tre bogey per il parziale di 69 (-2), Guido Migliozzi (71 70 73) ha camminato in par per dieci buche (due birdie, due bogey), poi due bogey per il 73 (+2) lo hanno fatto scendere dalla top ten. Edoardo Molinari (70 76 72) ha navigato a vista prendendo quello che veniva e il 72 (+1) è nato da un eagle, due birdie, tre bogey e un doppio bogey. Il montepremi è di 12.500.000 dollari.
SECONDO GIRO - Guido Migliozzi tra i top ten e scivolone dei fratelli Molinari nel secondo giro dell’US Open, il terzo major stagionale che si sta disputando al Torrey Pines (South Course, par 71) di La Jolla, nei pressi di San Diego di California dove il leader Russell Henley (137 - 67 70. -5) ha un nuovo compagno di viaggio in Richard Bland (137 - 70 67) in sostituzione di Louis Oosthuizen sceso al terzo posto con 138 (-4) dove ha la compagnia di Matthew Wolff.
Migliozzi è salito dal 24° al 10° posto con 141 (71 70. -1). mentre Francesco Molinari è sceso da terzo al 30° con 144 (68 76, +2) ed Edoardo Molinari è precipitato dell’11° al 58° con 146 (70 76, +4), rimanendo comunque in gara sia pure con l’ultimo punteggio utile.
Russell Henley, 32enne di Macon (Georgia), tre titoli sul PGA Tour di cui l’ultimo nel 2017 in precedenti 217 presenze, è comunque uno che ogni tanto ci prova e questa volta punta in alto. Lo ha fatto, comunque, con la timidezza di un 70 (-1, due birdie, un bogey), ma è bastato per contenere il ritorno di Richard Bland, autore di un 67 (-4, sette birdie, tre bogey), miglior score di giornata in comproprietà. Bland, 48enne inglese di Burton Upon Trent, ha ottenuto il primo titolo sull’European Tour quest’anno (British Masters) al 478° torneo disputato sul circuito, in una carriera senza illusioni e con solo un altro successo sul Challenge Tour (2001), ed ora è balzato agli onori della cronaca se non altro per essere il più anziano leader dopo 36 buche nella storia di questo major che disputa per la seconda volta dopo il taglio subito nel 2009. Buona per lui e per Henley la statistica: per 41 volte un leader dopo 36 buche è andato a segno.
Non molla l’alta classifica Jon Rahm, quinto con 139 (-3) insieme a Bubba Watson. Lo spagnolo, numero tre mondiale, con una vittoria spodesterebbe Dustin Johnson, numero uno, se questi terminasse oltre il 19° posto, e al momento è solo al 30°, insieme a Francesco Molinari e a Phil Mickelson, in risalita dopo una partenza disastrosa e che almeno mentalmente non ha certo rinunciato a vincere anche il major in corso, dopo il PGA Championship, per completare il “Grande slam” con un evento in cui è giunto per sei volte secondo.
Al settimo posto con 140 (-2) Xander Schauffele, Kevin Streelman e il canadese Mackenzie Hughes, uno degli altri tre autori di un 67 insieme a Watson e a Collin Morikawa, 13° con 142 (par), che ha rimontato dalla 96ª piazza. Lo affiancano, entrambi risaliti dalla 61ª, Bryson DeChambeau, campione in carica, e Justin Thomas, numero due mondiale, che con il titolo e D. Johnson oltre il 17° posto sarebbe lui il nuovo re del ranking. Stesso punteggio anche per Brooks Koepka, che ha fatto otto passi indietrro. Rory McIlroy è 21° con 143 (+1), Hideki Matsuyama (suo il Masters 2021) e Sergio Garcia 41.i con 145 (+3), e recupero insperato di Jordan Spieth, volato dalla 129ª posizione alla 58ª, alla pari con Edoardo Molinari, evitando l’uscita anticipata.
Guido Migliozzi, al suo primo major, ha marciato ancora con prudenza e attenzione sintetizzate da tre birdie e due bogey per il 70 (-1). Stesso 76 (+5) per Francesco Molinari con un birdie e sei bogey e per Edoardo Molinari con un birdie, quattro bogey e un doppio bogey. Il montepremi è di 12.500.000 dollari.
PRIMO GIRO - Buona la prima per i tre azzurri impegnati nell’US Open, il terzo major stagionale che si sta disputando al Torrey Pines (South Course, par 71) di La Jolla, nei pressi di San Diego di California.
Francesco Molinari, al rientro dopo un mese per problemi alla schiena e affiancato del “vecchio” caddie Pello Iguaran, che le aveva accompagnato nei suoi trionfi e dal quale aveva divorziato due anni addietro, è terzo con 68 (-3) colpi, il fratello Edoardo, che non giocava un major dal 2015, è 11° con 70 (-1), alla pari con Rory McIlroy, e Guido Migliozzi, alla sua prima presenza in un evento del “grande slam”, è 24° con il 71 del par.
E’ in vetta Russell Henley con 67 (-4, sei birdie, due bogey), ma la classifica è provvisoria, perché l’oscurità (un tributo pagato a 90 minuti di ritardo nelle partenze per nebbia) ha fermato 36 contendenti lungo il percorso, e in particolare possono ribaltarla in quattro. In maniera significativa Louis Oosthuizen, che ha lo stesso “meno 4” di Henley e che con due buche da giocare può sorpassarlo, così come ha le stesse possibilità Sebastian Muñoz, stoppato sul “meno 2” alla buca 14 e che ha l’eccellente compagnia, tutti giunti in club house con 68 (-2) di Jon Rahm, numero tre del World Ranking, che vincendo potrebbe divenire numero uno mondiale con Dustin Johnson, attuale leader, posizionato oltre il 19° posto, Brooks Koepka, che a 31 anni di US Open ne ha già vinti due (2017-2018), Xander Schauffele e di Hideki Matsuyama, primo giapponese a firmare un major (Masters, 2021). Con loro anche Hayden Buckley, ma c’è da chiedersi quanto resisterà nella sua veste di vaso di coccio. Quanto a Francesco Molinari si trova insieme a Rafa Cabrera Bello, il quale negli Stati Uniti ha perso il passo che aveva in Europa.
Altri due concorrenti possono far spostare qualche pedina nella graduatoria, Patrick Cantlay e Thomas Detry, 11.i con “meno 1” e una dote rispettivamente di due e quattro buche ancora da spendere.
Dustin Johnson, un birdie e un bogey, ha marciato con il freno a mano tirato e ha raccolto quanto Migliozzi. Il 24° posto non gli è certo favorevole se Rahm salisse più in alto, ma può stare tranquillo con l’altro che può defenestrarlo, Justin Thomas (vincente contro il 17° posto di DJ), numero due, che arranca con un 73 (+2) in 61ª posizione insieme a Bryson DeChambeau, campione in carica, che dopo le tante lodi per aver “inventato” un nuovo modo di esprimere golf proprio nell’US Open vinto nel 2020, sembra un po’ troppo altalenante, anche se dopo un altro successo lo ha trovato. Non sarà il torneo che farà completare il “grande slam” a Phil Mickelson: lo dice il 75 (+4) e la 96ª piazza, ma è probabile, vista l’età, che debba rimanere con il rimpianto di sei occasioni gettate al vento con altrettanti secondi posti. Ha lo steso score anche Collin Morikawa, che nessuno si attendeva così messo male dopo un turno, ma sta anche peggio Jordan Spieth, 129° con 77 (+6), e serio candidato al taglio.
Francesco Molinari, che ha avuto un ottimo rapporto con il putter, ha palesato qualche incertezza per sette buche (tre birdie, due bogey), poi nel finale ha messo a segno due birdie che lo hanno spinto in alto. Molto complicato il cammino di Edoardo Molinari con sei birdie, tre bogey e un doppio bogey e sicuramente accorto Migliozzi il quale in uscita (partito dalla 10) ha guadagnato un colpo (un bogey, due birdie) e poi lo ha ceduto nel rientro con il secondo bogey. Il montepremi è di 12.500.000 dollari.
LA VIGILIA - Al Torrey Pines (South Course) di La Jolla (contea di San Diego) va in scena la 121ª edizione dello US Open (17-20 giugno) che vedrà in gara tre azzurri: con i fratelli Molinari, Francesco ed Edoardo, in California ci sarà anche Guido Migliozzi, al debutto assoluto in un evento del Grande Slam. Lì dove Tiger Woods nel 2008 conquistò il suo terzo e ultimo US Open al playoff contro Rocco Mediate, si disputerà il terzo major maschile del 2021. Che sarà l’ultimo viatico per le qualificazioni ai Giochi di Tokyo che si concluderanno il 21 giugno. Dopo l’impresa al PGA Championship Phil Mickelson, che oggi festeggia il 51° compleanno, proverà a completare il Grande Slam a coronamento di una carriera strepitosa, per mettere fine a un tabù che lo ha visto per ben sei volte runner up (record assoluto nel torneo) allo US Open. In California difenderà il titolo Bryson DeChambeau e a contendersi il trofeo saranno 156 giocatori. Con l’Italia che, per la prima volta dall’Open Championship 2019, torna a schierare tre azzurri in un major (nell’occasione furono Francesco Molinari, Nino Bertasio e Andrea Pavan).
Tre azzurri allo US Open – Un infortunio alla schiena lo ha costretto prima a ritirarsi in extremis dal PGA Championship e poi a saltare un altro appuntamento importante come il Memorial Tournament. Dopo l’uscita al taglio al Wells Fargo Championship (PGA Tour) Francesco Molinari torna a giocare un torneo a distanza di oltre un mese dall’ultima volta. Per il torinese sarà un nuovo inizio visto che al suo fianco tornerà ad avere (dopo la “separazione” con Mark Fulcher) Pello Iguaran, caddie spagnolo con qui ha ottenuto i più grandi successi della carriera. Assente nel 2020, Chicco Molinari nel 2019 chiuse il torneo al 16° posto.
C’è attesa anche per il fratello Edoardo che torna a giocare un Major per la prima volta dal luglio 2015 quando uscì al taglio nell’Open Championship. Da dilettante, nel 2005, divenne il primo italiano e il primo golfista europeo a vincere lo US Amateur garantendosi poi la possibilità di giocare, nel 2006, il Masters, l’Open Championship e lo US Open. Circostanza che lo portò a posticipare di circa sette mesi, rispetto al previsto, il passaggio al professionismo.
Debutto speciale in un evento del Grande Slam per Guido Migliozzi che, così come Edoardo Molinari, ha conquistato il pass classificandosi secondo (con Edoardo Molinari 8°) in una speciale classifica dell’European Tour che, attraverso tre tornei (il British Masters, il Made in HimmerLand e il Porsche European), assegnava 10 posti per il terzo major maschile del 2021. Un grande traguardo per Migliozzi, quest’anno per tre volte secondo sul massimo circuito continentale. Risultati che gli hanno permesso di avvicinare la Top 100 del ranking mondiale (attualmente è 103°) guadagnando 100 posizioni da dicembre 2020.
Per Migliozzi e Francesco Molinari lo US Open può certificare il match point verso i Giochi di Tokyo, con i due azzurri vicini a centrare la qualificazione.
Edoardo Molinari, inserito nel primo gruppo che scenderà in campo nel round d’apertura, giocherà i primi due giri al fianco degli statunitensi Sahith Theegala e Greyson Sigg. Mentre Migliozzi se la vedrà con l’americano Cameron Young e il sudafricano Wilco Nienaber.
Francesco Molinari sarà affiancato da altri due campioni major: l’irlandese Shane Lowry (che ha vinto l’Open Championship nel 2019, un anno dopo il trionfo del torinese) e lo svedese Henrik Stenson (vicecampione olimpico ai Giochi di Rio de Janeiro 2016 e re dell’Open Championship nel 2016).
Field stellare in California – Da Dustin Johnson, numero 1 mondiale e campione nel 2016 dello US Open, a Jon Rahm, per i bookmaker grande favorito della vigilia. Da Justin Thomas a DeChambeau. Field stellare in California. Dove lo spagnolo Rahm, al rientro dopo la positività al Covid (che gli è costata l’esclusione, al termine del terzo round e con la vittoria praticamente in tasca, al Memorial Tournament), proverà a inseguire il primo exploit in carriera in un evento del Grande Slam. Cercheranno l’impresa anche altri big mondiali quali Brooks Koepka (campione nel 2017 e nel 2018), Rory McIlroy (vincitore nel 2011), Collin Morikawa, Xander Schauffele (che giocherà in casa essendo nato a San Diego), Jordan Spieth (a segno nel 2015), Hideki Matsuyama (suo quest’anno il Masters) e Patrick Reed (che a Torrey Pines ha conquistato lo scorso gennaio il Farmers Insurance Open e punta a emulare Ben Hogan, Jack Nicklaus e Woods quale quarto giocatore a imporsi sullo stesso campo e nello stesso anno in un evento del PGA Tour e allo US Open).
DeChambeau nel 2020 ha festeggiato la sua prima impresa in un major imponendosi a Mamaroneck (New York) dove, con un totale di 274 (-6), fu l’unico concorrente in campo a chiudere la competizione con uno score complessivo sotto il par. Staccando di sei colpi il connazionale Matthew Wolff. E ora il californiano punta il back-to-back.
Mickelson per il Grande Slam – Compleanno speciale per Phil Mickelson che lì dov’è nato e cresciuto insegue la leggenda. Dopo aver vinto, lo scorso maggio, il PGA Championship (a 50 anni, 11 mesi e 7 giorni, affermandosi così come il più anziano vincitore di un Major), Mickelson sogna di chiudere il cerchio a La Jolla. Per mettere fine a una maledizione che lo ha visto per ben sei volte (1999, 2002, 2004, 2006, 2009, 2013) allo US Open. E centrare un exploit che significherebbe completare il Grande Slam.
Dalla USGA omaggio a Woods – Non sarà a La Jolla neanche da spettatore, Tiger Woods, che sta affrontando la fase di riabilitazione dopo il grave incidente d’auto in cui è rimasto coinvolto a Los Angeles. Eppure la USGA ha pronta per il californiano una targa che celebra il momento iconico del putt per il birdie imbucato alla buca 18 (l’ultima del quarto round) da Woods a Torrey Pines nel 2008, prodezza che rinviò la contesa al playoff.
Il torneo in diretta su Sky – Lo US Open verrà teletrasmesso in diretta da Sky con collegamenti ai seguenti orari: giovedì 17 giugno e venerdì 18, dalle ore 18 alle ore 2 (Sky Sport Collection); sabato 19, dalle ore 20 alle ore 3 (Sky Sport Arena); domenica 20, dalle ore 20 alle ore 2 (Sky Sport Arena) e dalle ore 0,15 alle ore 2 (Sky Sport Uno). Commento di: Alessandro Lupi, Michele Gallerani, Massimo Scarpa e di Marco Cogliati. Aggiornamenti e notizie nei giorni di gara su Sky Sport 24.