Hideki Matsuyama è il primo giapponese nella storia del golf maschile a imporsi in un major. Lo ha fatto con 278 (69 71 65 73, -10) colpi nell’85° Masters Tournament, sul percorso dell’Augusta National GC, ad Augusta in Georgia, dopo un giro finale avvincente, stracolmo di colpi di scena forse anche inattesi, perché dopo tre turni la sua vittoria sembrava praticamente scontata. E invece le ultime buche stavano per trasformarsi in un incubo, ma evidentemente era scritto che fosse il turno di un giapponese a indossare la ‘giacca verde’. Incubo vero, invece, per Francesco Molinari, che dopo essersi portato al 21° posto, è letteralmente crollato sotto il peso di un 81 (+9, sette bogey e un doppio bogey) precipitando al 52° con 297 (74 73 69 81, +9), con due soli atleti alle spalle.
Bogey a go go - Hideki Matsuyama, 29enne nato nella città termale che porta il suo stesso nome di Matsuyama (la montagna del pino), nella prefettura di Ehime, ha sofferto parecchio sulle ultime buche, specie quando alla 15ª, dopo un bogey, si è trovato Xander Schauffele a due colpi. Il 27enne di San Diego, smanioso di infilarsi nella corsia di sorpasso, è uscito però fuori strada mandando la pallina in acqua alla buca 16, prologo di un triplo bogey, l’unico nelle 1.042 buche che ha giocato nei major, dove ha una condotta sicuramente invidiabile e chissà che non sia foriera di un successo nel prossimo futuro. Infatti ne ha disputati solo 16, ma in otto si è classificato tra i top ten (sei volte tra i top 5). L’inatteso bagno ha significato il terzo posto (281,-7), mentre Matsuyama ha infilato il secondo bogey di fila che comunque avrebbe dovuto tranquillizzarlo. Invece in quel momento Will Zalatoris, assoluta sorpresa dell’evento, finiva la sua splendida corsa con un “meno 9” (279 colpi) che lo collocava al secondo posto e per il giapponese, che sicuramente sbandava, poteva anche prefigurarsi un playoff. Sulla buca 17, però, un gran drive e un perfetto secondo colpo a un paio di metri dall’asta gli regalavano il par della tranquillità, perché sapeva che alla 18 gli sarebbe bastato il bogey, che non era poi così difficile. E bogey è stato, il terzo in quattro buche, roba insolita per un vincitore.
Una settimana in chiave nipponica ad Augusta, perché qualche giorno prima la dilettante Tsubasa Kajitani si era imposta nell’Augusta National Women's Amateur, il cosiddetto “Masters Rosa”, mentre tra le proettes le nipponiche hanno colpito due volte nei major con Chako Higuchi nel LPGA Championship del 1977 e con Hinako Shibuno nel Women's British Open del 2019.
Le statistiche di Matsuyama - Estremamente contenuta la soddisfazione di Matsuyama dopo l’ultimo colpo vincente, forse trafitto dall’emozione. Nessun salto di gioia, nessuna corsa pazza per il green o super abbracci con il caddie, ma solo un incredibile volto impassibile, o quasi, come se avesse fatto suo il torneo alla bocciofila sotto casa. Solo più tardi il tempo dei sorrisi come per una felicità a lento rilascio. Alla 187ª partenza, ha portato a sei i titoli sul PGA Tour, dove non vinceva dal 2017, che comprendono due WGC per un palmarès in cui figurano anche otto allori sul Japan Tour e uno nel World Challenge, evento non ufficiale del circuito. Era al 33° major dove per otto volte ha chiuso tra i top ten, mentre nel Masters si è classificato tra i 20 in sei degli ultimi sette disputati. E’ stato il 48° leader dopo 54 buche ad andare a segno e il 26° negli ultimi 31 anni a vestirsi di verde partendo per il giro finale nell’ultima coppia. Con il 73 (+1, quattro birdie, cinque bogey) è stato l’ottavo giocatore ad avere partita vinta con un round conclusivo sopra par, ma la cosa è accaduta nove volte perché Arnold Palmer ha fatto doppietta (1958, 1962). E’ arrivato al titolo dopo essere stato primo tra i dilettanti (2011), il terzo negli ultimi cinque anni con questa prerogativa (Sergio Garcia 2017, Tiger Woods 2019). Infine è stato gratificato con cospicuo assegno di 2.070.000 dollari, su un montepremi di 11.500.000 dollari, che rende sicuramente la vita più rosea - ma il meglio deve ancora arrivare perché il dopo titolo rende molto di più - è salito dal 25° al 14° posto nel World Ranking e dal 33° al settimo nella graduatoria FedEx Cup.
La sorpresa Zalatoris - Seconda posizione, come detto, per Will Zalatoris, debuttante nell’evento, ottenuto con pieno merito e in una stagione da rookie, come Special Temporary Member, in cui nei 15 tornei disputati ha siglato sei top ten, compreso un sesto posto nell’US Open. A dare più tono alla sua prestazione il fatto che sia stato l’unico ad effettuare quattro round sotto par. Xander Schauffele ha condiviso la terza piazza con Jordan Spieth, tornato al successo la settimana precedente nel Valero Texas Open, dopo quasi quattro anni di attesa e che continua a proporsi con continuità quale protagonista come testimoniano sei piazzamenti tra i primi dieci nelle ultime otto apparizioni. E’ la quinta volta che termina tra i primi tre in otto Masters ed è divenuto l’unico giocatore nella storia della gara a segnare quattro birdie nella stessa edizione sulla buca 10.
Rahm, risveglio tardivo - Si è svegliato tardi Jon Rahm, quinto insieme a Marc Leisham con 282 (-6). Ha girato in 66 (-6, un eagle, quattro birdie), miglior score di giornata e uno dei due soli concorrenti capaci di effettuare un round bogey free. L’altro è stato Matsuyama nel terzo (65, -7, un eagle, cinque birdie). E’ stato il 15° score in par o sotto di fila e ora lo spagnolo è a uno dal record di Tiger Woods con 16 (dal 2007 al 2011). Non è rimasto molto soddisfatto Justin Rose, settimo con 283 (-5), dopo essere rimasto in vetta per 36 buche. A ridosso Patrick Reed e Corey Conners, ottavi con 284 (-4), e decimi con 285 (-3) il sempre regolare Tony Finau e Cameron Smith, che insieme a Rahm, Reed e Conners aveva concluso tra i dieci anche nel precedente Masters a novembre.
Non hanno reso come nelle attese Collin Morikawa, 18° con 287 (-1), e Justin Thomas, 21° con 288 (par), insieme a Phil Mickelson, che con un successo sarebbe divenuto numero uno al mondo. Mai in partita Bryson DeChambeau, 46° con 293 (+5), e stesso score per Tommy Fleetwood, che si è fatto notare per una delle due “hole in one” (buca 16, par 3 di 170 yards, ferro 9, primo giro). L’altra è stata opera di Corey Conners nel terzo (buca 6, par 3 di 182 yards, ferro 8). In totale sono 33 gli ace in 85 edizioni della manifestazione. Da dimenticare le prove di Dustin Johnson, numero uno mondiale e campione uscente, Brooks Koepka, Sergio Garcia e Rory McIlroy, tutti fuori al taglio.
TERZO GIRO - Il “moving day” che non t’aspetti, ma il Masters Tournament è anche questo in cui un giocatore, sicuramente di spessore, ma che non vince dal 2017 e non certamente in forma straordinaria, illumina la scena con fuochi d’artificio. E’ Hideki Matsuyama volato dal sesto al primo posto con 205 (69 71 65, -11) dopo un parziale di 65 (-7), miglior score di giornata e a due colpi dal record assoluto, che ha iniziato a prendere forma con due birdie sull’Amen Corner, le tre buche diaboliche (11, 12, 13), dopo uno nella prima parte del tracciato e con un eagle e due birdie sulle ultimo quattro, unico giocatore fino ad ora ad aver effettuato un round senza bogey.
Approfittando poi di avversari che più che correre tergiversano, cullandosi tra prodezze ed errori marchiani, a diciotto buche dal traguardo ha quattro colpi di vantaggio su Justin Rose, leader per metà torneo che aveva già dato sintomi di insofferenza da vetta nel secondo turno, sul sempre più sorprendente Will Zalatoris, debuttante nel torneo (un esordiente non vince dal 1979, Fuzzy Zoeller) e venuto dal Korn Ferry Tour presentandosi con dieci top 25 (cinque top ten) in 14 gare, su Xander Schauffele, al quale spesso manca il rush finale, e su Marc Leishman, nel ruolo di mina vagante.
Risale Molinari - Da rilevare in questo turno il risveglio di Francesco Molinari, che è salito dal 47° al 21° posto con 216 (74 73 69, par), grazie a un giro in 69 (-3, un eagle, quattro birdie, tre bogey), con tre soli concorrenti che hanno fatto di meglio, compreso il leader, in un turno con il maltempo che ha costretto a una sospensione di oltre un’ora..
Primo giapponese in “giacca verde”? - Hideki Matsuyama, 29enne nato nella città termale che porta il suo stesso nome di Matsuyama (la montagna del pino), nella prefettura di Ehime, come detto non sale sul gradino più alto del podio dal 2017 quando si impose ad agosto nel Bridgestone Invitational, il secondo dei WGC conquistato tra i cinque titoli sul circuito per un palmarès che comprende anche otto successi sul Japan Tour e uno nel World Challenge, evento non ufficiale del PGA Tour, dove ha effettuato 187 partenze e da 86 non va a segno. Il 65 è il suo miglior score in 37 round nella gara e si trova per la quinta volta in carriera al vertice dopo 54 buche con un solo centro. In 32 major è andato in un’unica occasione a un passo dal titolo (secondo US Open, 2017), ma nel suo tentativo di divenire il primo giapponese a indossare la “giacca verde” le statistiche gli sono favorevoli perché in metà delle 84 edizioni precedenti i leader dopo 54 buche (47) hanno avuto partita vinta e inoltre negli ultimi 30 anni ben 25 vincitori erano nell’ultima coppia e lui partirà in questa posizione insieme a Schauffele (il quale naturalmente spera che tocchi a lui).
“Hole in one” di Corey Conners - Corey Conners, particolarmente attivo da qualche tempo, ha rimontato dal 13° al sesto posto (210, -6) anche con l’ausilio di una “hole in one”, la seconda nel torneo dopo quella nel primo turno di Tommy Fleetwood (buca 16, par 3 di 170 yards, ferro 9). E’ la 33ª al Masters e la sua seconda personale. L’ace alla buca 6, par 3 di 182 yards, utilizzando un ferro 8, si è unito a cinque birdie e a tre bogey per il 68 (-4), secondo punteggio migliore del turno ottenuto anche da Schauffele.
Le speranze di Spieth - Jordan Spieth, settimo con 211 (-5), ha perso tre posizioni, ma non le speranze, confortato dal ritorno al successo dopo quasi quattro anni di domenica scorsa nel Valero Texas Open e dal fatto di essere per la sesta volta tra i top ten in otto gare dopo il terzo turno. Ha contro un dettaglio, però non trascurabile: l’ultimo a imporsi nel Masters partendo per il giro finale fuori dai primi cinque è stato Nick Faldo nel 1989 (era nono).
Sono probabalmente out, anche se in bella classifica, Brian Harman, settimo con 212 (-4), sceso dalla seconda piazza, e Tony Finau, ottavo con 213 (-3), che comunque per ora sta rispettando il suo obiettivo di cercare un buon piazzamento da poca gloria, ma di sicuro molto vantaggioso economicamente. Sono decisamente fuori Justin Thomas, 13° con 215 (-1), che con il titolo sarebbe divenuto nuovo numero uno mondiale, Patrick Reed, stesso score, e Jon Rahm, che affianca Molinari. Non hanno ancora deciso qual è per loro la posizione più consona Collin Morkawa, 29° con 217 (+1), e Bryson DeChambeau (una palla in acqua), 38° con 218 (+2), che continuano ad andare su e giù per la graduatoria come se fossero su un ascensore impazzito. Il montepremi è di 11.500.000 dollari.
SECONDO GIRO - Justin Rose che rischia di saltare e poi salva la leadership con 137 (65 72, -7) colpi, il deciso cammino di Jordan Spieth, la rimonta di Justin Thomas, il crollo clamoroso di Dustin Johnson e di Rory McIlroy e il taglio evitato di misura da Francesco Molinari, 47° con 147 (74 73, +3, in una giornata nuovamente ricca di spunti ed emozioni e con tante grandissime giocate sotto gli occhi di spettatori molto ridotti di numero e tutti rigorosamente mascherati.
L’85° Masters Tournament, primo major stagionale, mantiene fede alla sua tradizione, complice anche il percorso dell’Augusta GC, ad Augusta in Georgia, di rara bellezza tecnica e paesaggistica, che sembra una fabbrica di emozioni, rimescolando continuamente le carte in tavola in un caleidoscopio di situazioni tra il critico e l’esaltante, con cedimenti inattesi e resurrezioni un attimo dopo.
Le prime sette buche di Rose - L’esempio più lampante è Justin Rose, 42 anni il prossimo 30 luglio, nativo di Johannesburg in Sudafrica, nazionalità inglese e residenza ad Albany nelle Isole Bahamas, al 67° major (16° Masters) e alla 361ª gara sul PGA Tour, al quale le prime sette buche non vanno proprio giù. Due bogey nel turno iniziale, poi il riscatto con un eagle e sette birdie, e ancora peggio nel secondo sullo stesso tratto con quattro bogey e un solo birdie che sembrvano il preludio a un naufragio. Poi il cambio, meno repentino del precedente, con tre birdie nel rientro, ma sufficiente per farlo rimanere al vertice, con un colpo di margine su Brian Harman e su Will Zalatoris (138, -6). E’ bastato per far sbizzarrire i cultori delle statistiche non tutte, comunque, ben auguranti, come ad esempio quella di essere per la 16ª volta al vertice dopo 36 buche e aver vinto solo in quattro circostanze (l’ultima nel Farmers Insurance. 2019) o anche che nell’unica al Masters poi è terminato 22° (2004). E’ anche vero, però, che per due volte è giunto secondo (2015, 2017) e che sulle seconde nove buche, che poi sono quelle dove generalmente si decide il torneo, ha segnato al momento nove birdie, il massimo eguagliato negli ultimi 30 anni e, fatto ancor più confortante, senza bogey. E ancora sono stati 33 i vincitori transitati al vertice a metà evento, che non è male, e, in tema di speranze, si è aperto la strada per divenire il sesto vincitore wire-to.wire dopo Craig Wood (1941), Arnold Palmer (1960), Jack Nicklaus (1972), recordman di titoli con sei, Raymond Floyd (1976) e Jordan Spieth (2015).
Zalatoris, la sorpresa - Sono, come detto, a un colpo da Rose sia Brian Harman, che ha mantenuto la seconda piazza, sia Will Zalatoris, uno dei tre pro debuttanti, il quale ha offerto un finale sontuoso con tre birdie (dopo due birdie e un bogey per il 68, -4). Il 24enne di San Francisco, proveniente dal Korn Ferry Tour dove è ancora in testa all’ordine di merito malgrado lo abbia lasciato da parte, sta offrendo ottime cose nella prima stagione sul circuito dove ha ottenuto dieci top 25 (cinque top ten)in quattordici presenze,.
Spieth e Thomas avanzano - Quattro passi avanti per Jordan Spieth, quarto con 139 (-5) insieme a Marc Leishman. Reduce dal successo nel precedente Valero Texas Open, e a segno nel 2015, Spieth ha la grande opportunità di firmare il quarto major in carriera e di lasciarsi definitivamente alle spalle quattro anni molto bui. Impresa comunque difficile conquistare un major dopo un titolo nella settimana precedente, ma la cosa ai campioni, può riuscire come per esempio è accaduto a Rory McIlroy nel 2014 (St. Jude Invitational e PGA Championship) o a Phil Mickelson nel 2006 (BellSouth Classic, Masters). Hanno fatto un bel salto approdando al sesto posto con 140 (-4) Justin Thomas (dal 20°), Tony Finau e Bernd Wiesberger, entrambi in rimonta dal 30° e autori con 66 (-6) del miglior score di giornata, che sono affiancati da Hideki Matsuyama, Si Woo Kim e da Cameron Champ. Hanno ripreso fiato Collin Morikawa, 13° con 142 (-2), e soprattutto Bryson DeChambeau, da 60° a 17° con 143 (-1), che viaggia insieme a Victor Hovland, protagonista di un finale pirotecnico con un eagle e tre birdie sulle ultime sei buche, dopo essere stato a rischio di taglio. Non decollano Jon Rahm, 21° con 144 (par), che con il 72 (par) ha realizzato il 13° score in par o sotto di fila nel torneo, e Patrick Reed, 32° con 145 (+1).
Dustin Johnson, la delusione - Altro esempio dell’imprevedibilità del Masters l’uscita al taglio di Dustin Johnson, 60° con 149 (+5), le cui ambizioni sono affogare con la pallina nell’acqua avanti al green della buca 15. Campione uscente e numero uno mondiale, è divenuto il quinto a fallire il taglio da leader del World Ranking dopo Greg Norman (1990, 1997), Nick Price (1995), Martin Kaymer (2011) e Justin Rose (2019). Come “giacca verde” in carica l’ultimo a subire la disavventura è stato Sergio Garcia (2018), anch’egli fuori, 55° con 148 (+4), come Brooks Koepka (stesso score di Johnson), operato al ginocchio sinistro lo scrso 16 marzo, Rory McIlroy, 67° con 150 (+6), che sembra in caduta libera, e Jason Day, 77° con 153 (+9).
Molinari arranca - Quanto a Molinari non si può dire che non stia arrancando, ma è positivo il fatto che almeno abbia superato il taglio, cosa che non gli era riuscita nella scorsa edizione a novembre, e che probabilmente ha ancora addosso le scorie per il Masters del 2019 perso sulle ultime buche quando sembrava che non potesse far altro che vincerlo. Rendimento incostante passato attraverso due birdie iniziali, un triplo bogey e poi tre birdie e tre bogey per i 73 (+1). Il montepremi è di 11.500.000 dollari.
PRIMO GIRO - Justin Rose, leader con 65 (-7), a vele spiegate nell’85° Masters Tournament, quasi tutti i giocatori più attesi con punteggi sopra par, compreso Francesco Molinari, 30° con 74 (+2), flop inaspettati, solo dodici concorrenti sotto par e nessuno bogey-free e una “hole in one”.
Sul percorso dell’Augusta National GC (par 72), al Augusta in Georgia, alla presenza di un numero ridotto di spettatori tutti con mascherina, la giornata iniziale del primo major dell’anno non ha certo deluso e probabilmente Rose deve aver messo in ansia più di qualcuno, soprattutto per chi al termine si è trovato dietro di nove colpi o più.
Rose, 42 anni il prossimo 30 luglio, nativo di Johannesburg in Sudafrica, nazionalità inglese e residenza ad Albany nelle Isole Bahamas, ha un palmarès piuttosto nutrico con un major (US Open, 2013), due WGC e, al netto di questi, con sette successi sul PGA Tour, otto sull’European Tour, uno nel Japan Tour, uno nell’Asian Tour e due nel Sunshine Tour. Inoltre ha vinto le Olimpiadi nel 2016. Ha iniziato piuttosto male, con due bogey in sette buche, poi tutto è cambiato di colpo con un eagle all’ottava e sette birdie successivi di cui sei sulle ultime nove buche. Un ciclone che ha devastato la classifica, dove i primi inseguitori, Brian Harman e Hideki Matsuyama, all’ottavo round al Masters in par o sotto, sono a quattro colpi (69, -3).
Rose è per la quarta volta al vertice del torneo dopo un giro, record condiviso con Jack Nicklaus, ha il secondo maggior vantaggio maturato dopo 18 buche (meglio con cinque solo Craig Wood, 1941), lo score è il migliore da lui siglato nei major dopo un turno e il suo secondo in assoluto dopo il 64 nell’US Open 2019. E’ per la 19ª volta al comando in avvio e nelle precedenti 18 è andato a segno solo due volte, con uno zero su quattro nei major. Ha sfiorato due volte il titolo Masters (secondo nel 2015 e nel 2017).
Spieth in altalena, ma va - Sono in quarta posizione con 70 (-2) Patrick Reed, “giacca verde” nel 2018, Webb Simpson, Christiaan Bezuidenhout e Will Zalatoris, che ha ottenuto dieci “top 25” nelle ultime 14 uscite. Subito dietro, ottavo con 71 (-1), Jordan Spieth insieme a Jason Kokrak, Si Woo Kim, Shane Lowry e a Tyrrell Hatton. E’ stato un giro in altalena, ma proficuo per Spieth (un eagle, tre birdie, un bogey e un triplo bogey) tornato al successo nel precedente Valero Texas Open, dopo quattro anni di digiuno e probabilmente il giocatore che calamita le maggiori attenzioni. E’ difficile comunque prevalere in un major dopo un exploit la settimana prima. L’ultimo è stato Rory McIlroy nel 2014 (St. Jude Invitational e PGA Championship) e ci riuscì anche Phil Mickelson nel 2006 (BellSouth Classic, Masters).
“Hole in one” di Fleetwood - Ha girato in par Jon Rahm, 13° con 72, e sono andati sopra di un colpo Justin Thomas e Collin Morikawa, 20.i con 73 (+1). Nove le lunghezze che separano Francesco Molinari dalla vetta, il quale ha fissato lo score sulle prime dieci buche (due birdie, quattro bogey) per poi infilare otto par di fila. Stesso punteggio per Brooks Koepka, al rientro dopo l’intervento al ginocchio sinistro del 16 marzo, Dustin Johnson, numero uno mondiale e campione in carica, e per Tommy Fleetwood, autore di una “buca in uno”. Johnson ha sicuramente deluso se stesso e i suoi fans. A novembre aveva segnato in tutto quattro bogey, mentre in un solo giro ha fatto di peggio con tre bogey e un doppio bogey (buca 18) a fronte di tre birdie che hanno limitato i danni.
Fleetwood ha centrato dal tee la buca 16, par 3 di 170 yards utilizzando un ferro 9. E’ la 23ª “hole in one” su questo green e la 32ª nella storia del Masters. Le ultime due erano state segnate da Bryson DeChambeau e da Justin Thomas nel 2019. Quanto all’inglese ne aveva ottenuta un’altra nel recente WGC Dell Match Play.
Giornata da dimenticare per Bryson DeChambeau, Sergio Garcia e per Rory McIlroy, 60.i con 76 (+4) e con quest’ultimo che dovrà probabilmente rinunciare per quest’anno a completare il grande slam con l’unico major che manca del suo palmarès. Il montepremi è di 11.500.000 dollari.
LA VIGILIA - Ai nastri di partenza il Masters Tournament (8-11 aprile), primo major stagionale giunto alla 85ª edizione che torna nella sua collocazione temporale, a cinque mesi dalla precedente fatta svolgere per la pandemia lo scorso novembre in un insolito clima autunnale che non impedì al vincitore, il numero uno mondiale Dustin Johnson, di realizzare lo score totale più basso in assoluto (268, -20).
All’Augusta National GC, ad Augusta in Georgia, dove in uno splendido scenario naturale fiorito, con le azalee regine, si dipanaun tracciato eccezionale, nato dal genio di Bobby Jones, su cui hanno trionfato, ma sono andati anche a picco, grandi campioni, saranno in gara 88 concorrenti, tra i quali tre dilettanti e Francesco Molinari, che torna dopo una pausa di circa un mese, seguita a due tagli che erano stati preceduti da un buon inizio di 2021 con tre top ten.
Come sempre, un super field - In campo i primi 50 del World Ranking dove quasi tutti hanno le caratteristiche per indossare la ‘giacca verde’, che spetterà primo classificato. Poiché l’onere della vestizione tocca al vincitore dell’anno precedente sono in molti a credere, e in primis i bookmakers, che Dustin Johnson finirà per vestire se stesso. In realtà nelle cinque uscite dopo il Masters, tutte nel 2021, Johnson è andato lentamente perdendo smalto, dopo due piazzamenti iniziali tra i primi undici e non è detto che, sia pure sotto l’effetto di una ‘giacca verde’ da confermare, ritrovi d’incanto il passo demolitore che mostra nei momenti migliori. Nella lista dei bookmakers, sulla quale si può anche non essere d’accordo, hanno quotazioni leggermente superiori Jordan Spieth e Bryson DeChambeau, che realizzò una delle due ultime "buche in uno" segnate nel 2019 (l'altra di Justin Thomas) che hanno portato il totale a 31.
Attesa per Spieth - Spieth, tornato al successo la scorsa settimana nel Valero Texas Open dopo un digiuno che durava dal 2017 (Open Championship), era andato a segno dell’edizione 2015 con il precedente score più basso (270, -18) che Tiger Woods aveva fissato nel 1997. Suo anche il primato di birdie realizzati, con 28, contro i 25 di Phil Mickelson (2001). E’ sicuramente il giocatore più in forma, se è vero che negli ultimi sette tornei, oltre ha titolo, ha collezionato quattro piazzamenti tra i top ten (un terzo, due quarti e un nono posto) ed è stato per tre volte leader dopo 54 buche, impresa non riuscita ad altri in stagione. A suo svantaggio la difficoltà di imporsi nel Masters con il fiore all’occhiello di un successo nella settimana precedente. Tra i pochissimi che ci sono riusciti Phil Mickelson nel 2006, dopo l’alloro nel BellSouth Classic.
McIlroy, caccia al “grande slam” - Tra i favoriti anche Jon Rahm, numero tre mondiale, il cui primo figlio è nato appena in tempo per farlo partecipare alla gara, e Justin Thomas, numero due, mentre cominciano ad essere interessanti per le quote le scommesse su Rory McIlroy, al quale manca proprio il Masters per completare il “grande slam”, Patrick Cantlay, Xander Schauffele, Tony Finau e Brooks Koepka. Difficile vedere Finau sul gradino più alto del podio, al quale si addice molto di più la regolarità ben remunerata, mentre è un mistero la condizione di Koepka, che si è operato al ginocchio sinistro il 16 marzo, dopo una brutta caduta. Domenica scorsa ha tirato palline in campo pratica, ha effettuato alcuni putt, poi ha provato per quattro buche e si è dimostrato ottimista.
Comunque, previsioni dei bookmakers a parte, sono tanti coloro che possono giungere per primi al traguardo come ad esempio Patrick Reed (vincitore nel 2018) o Webb Simpson, ma è bene anche dare un’occhiata alle nuove leve con Collin Morikawa, maturo per un secondo major, dopo il PGA Championship dello scorso anno, o con Matthew Wolff, Victor Hovland e Joaquin Niemann, ai quali ancora non si accredita l’esperienza giusta, ma neanche si nega che possano emergere prima del previsto, pure se difficile. Da seguire i due secondi classificati di novembre a cinque colpi (273, -15) da Johnson, Cameron Smith, che realizzò quattro giri sotto il 70, e Sungjae Im, che nell’occasione ha siglato punteggio più più basso per un esordiente.
A proposito di debuttanti, a differenza dei 26 di novembre ve ne saranno solo sei, dei quali tre tra i pro, Robert MacIntyre, Carlos Ortiz e Will Zalatoris, ma nessuno sembra avere le carte in regola per emulare Fuzzy Zoeller, l’ultimo a prevalere in tale condizione (1979).
Percorso e montepremi - L’Augusta National GC, par 72, è lungo 7.475 yards. Generalmente il torneo si decide sulle ultime nove buche e in particolare sulle tre dell’Amen Corner (11, 12, 13) e ne sa qualcosa Francesco Molinari che proprio in quel tratto nel 2019 perse un Masters che sembrava alla sua portata, lasciando strada a Tiger Woods, e aprendo un periodo piuttosto complicato della sua carriera. Sul percorso il torinese ha detto alla vigilia: “E’ un tracciato dove il secondo colpo può avere peso determinante. Anche il tee shot è importante, ma non fondamentale, perché in ogni buca c’è un lato dove puoi avere la visuale al green, anche se non sei dove dovresti essere”.
Il torneo si disputa sulla distanza canonica di 72 buche e sarà la seconda volta di fila che il taglio lascerà in gara i primi 50 classificati e i pari merito al 50° posto, essendo stata abbandonata la precedente norma che mandava ai due giri finali tutti i classificati entro dieci colpi dal leader. Il montepremi è di 11.500.000 dollari.
Alcuni numeri - Mancando Tiger Woods (cinque Masters) nessuno ha l’opportunità di eguagliare Jack Nickaus, unico con sei titoli (tra i 1963 e il 1986), che a 46 anni, due mesi e 23 giorni è stato il vincitore più anziano (il più giovane Woods, 21 anni, tre mesi, 14 giorni). Inoltre è arrivato quattro volte secondo, primato condiviso con Ben Hogan e con Tom Weiskopf, mentre non ha rivali con le 22 top ten davanti a Ben Hogan (17) e nei tagli superati (37), ma senza infilarne 23 consecutivi come Gary Player.
Il record sul giro è di 63 (-9) colpi opera di Nick Price (1986) ed eguagliato solo da Greg Norman (1996). Quest’ultimo ha dalla sua un singolare ‘grande slam’, avendo perso tutti e quattro i major al playoff. Infine il vantaggio più ampio dopo 54 buche è stato di Jack Burke Jr nel 1956 con otto colpi che divennero nove in corso d’opera, ma poi vinse con un solo colpo di margine. Saranno in campo, come sempre, campioni del passato tra i quali Bernhard Langer (due Masters 1985, 1993), il più anziano a superare il taglio nel 2020 all’età di 63 anni, rilevando per 30 giorni Tommy Aaron (2000), mentre Ian Woosnam sarà in gara trent’anni dopo aver firmato il suo unico Masters (1991).
Il torneo su SKY - Il Masters Tournament viene teletrasmesso da Sky con collegamenti ai seguenti orari: giovedì 8 aprile, dalle ore 21 alle ore 1,30 (Sky Sport Arena); venerdì 9, dalle ore 21 alle ore 1,30 (Sky Sport Uno): sabato 10, dalle ore 21 alle ore 1 (Sky Sport Uno); domenica 11, dalle ore 20 alle ore 1 (Sky Sport Arena). Vi saranno anche due edizioni al giorno di “Studio Golf “che andranno in onda la prima da giovedì 8 aprile a domenica 11 dalle ore 18,45 alle ore 19 su Sky Sport 24 e l’altra 15 minuti prima di ogni diretta sugli stessi canali in cui è programmata. Commento di Alessandro Lupi, Michele Gallerani, Massimo Scarpa e di Roberto Zappa, mentre Studio Golf sarà condotto da Francesca Piantanida.