“E’ un momento difficile, che sto vivendo in casa con i miei, e mi manca la vita di tutti i giorni, che del resto è un problema comune. Ed essendo il mio lavoro, anche il campo da golf”. Francesco Molinari, ospite in collegamento da Londra di Sky Sport 24 racconta cosa sta facendo in attesa che ci sia una schiarita. “Mi alleno in casa dove ho attrezzato una rete e una mini palestra. Sto approfittando di questa pausa forzata per apportare piccole modifiche tecniche che spero mi aiutino a ritrovare il passo giusto”.
Ripresa, calendario futuro e grandi gare, tutto nella più assoluta incertezza. “Non so cosa si deciderà per la Ryder Cup e nemmeno se verranno modificati i criteri di qualifica. Ci sono troppe variabili. Del resto non sappiamo se e quando si giocheranno i major e una qualificazione che non prevedesse punti dei major sarebbe quanto meno anomala”.
Domande da addetti ai lavori e anche da telespettatori. Inevitabile il ricordo della Ryder Cup di Parigi 2018 e delle sue performances sia personale che con Tommy Fleetwood di cui è grande amico. “Momenti indimenticabili che hanno anche cementato la nostra amicizia, peraltro preesistente. Successivamente la ragazza che era all’epoca la mia manager è diventata sua moglie e questo ha rinsaldato ancor più i nostri rapporti. Mi è estremamente simpatico, come credo che io lo sia a lui, e ci troviamo bene insieme”.
Immancabile la domanda su come si comporta quando nei tornei si trova in difficoltà, come accaduto di recente: “In tali giornate vivo il giro a intervalli di tre buche, senza pensare a quello che potrà essere l’esito finale. Aiuta a non peggiorare lo score”. O anche su cosa pensa prima di eseguire uno swing. “Dipende. Non esiste uno schema definito che duri per sempre, ma varia anche di settimana in settimana e quindi c’è continuamente da aggiungere o da variare qualcosa in una disciplina che è in continuo divenire”.
E ancora. Il colpo più bello? “Per me è il secondo alla buca 17 di Carnoustie nell’Open Championship 2018. Forse di migliori ce ne sono altri, ma quanto meno è stato il più importante”. Non ha dubbi nel descrivere i tre campi che ritiene al top: “Pebble Beach in California, spettacolare e unico, l’Old Course di St. Andrews e il Circolo Golf Torino, dove ho iniziato la mia avventura nel golf”. Infine, dato per scontato che sia lui il miglior tiratore con i ferri, relativamente ai giocatori attuali Francesco indica in Rory McIlroy il più abile con il driver, seguito a poca distanza da Tommy Fleetwood, mentre per approcci e putt Tiger Woods è inimitabile.
Poi un auspsicio. “Io e mio fratello Edoardo abbiamo fatto un percorso incredibile ripensando a quando siamo partiti. Non siamo più due giovanissimi, però speriamo per poter regalare altre emozioni ancora per qualche anno”.