30 Giugno 2021

"Lord Byron" gentile nella vita, un duro sul campo

Byron Nelson Byron Nelson

Non esiste la perfezione nel golf, ma tutti sono d’accordo nel ritenere che Byron Nelson vi sia andato molto vicino. Probabilmente nel 1945, la sua stagione migliore nella quale vinse ben 18 tornei nell’US Pga Tour con una serie di undici titoli conquistati consecutivamente, ritenuto un record assoluto non soltanto nel golf, ma in tutti gli sport. Sempre in quell’anno si classificò anche sette volte secondo, inanellò in sequenza di diciannove giri sotto i 70 colpi, impresa affatto facile in un’epoca dove le attrezzature erano ben diverse da quelle odierne. La media colpi fu di 68,33 con un 67,45 per gli score dell’ultimo giro.

Nelson è deceduto il 26 settembre 2006, all’età di 94 anni. Figlio di un coltivatore di cotone era nato il 4 febbraio del 1912 a Waxahachie, in Texas, nei pressi di Forth Worth. Nella stessa zona viveva anche il giovane Ben Hogan che Byron sconfisse in una gara riservata ai caddie nel 1927.

Alto 1,84, dotato di lunghe braccia e grandi mani, Nelson ha raggiunto il top sviluppando un’azione che viene considerata la base del swing moderno.

Arrivò alla maturità golfistica nello stesso momento in cui nei bastoni da golf l’acciaio rimpiazzò l’hickory. Nelson comprese che usando i muscoli dei fianchi e delle gambe colpiva la pallina in maniera più forte ed efficace rispetto al vecchio metodo basato sull’uso i polsi tipico dell’era hickory.

Eseguiva lo swing in posizione più eretta e lungo la linea dove voleva mandare la pallina, usando un giro pieno della spalla con poco movimento del polso. Inoltre piegava le ginocchia mentre colpiva la palla. Le cose, comunque, non andarono subito nel verso giusto, perché a Nelson capitava di frequente di prendere la pallina con il tacco del bastone. Risolse il problema spostando il corpo in avanti. “A chi mi osservava - ebbe a spiegare - sembrava che io spostassi la testa indietro: il realtà era il corpo che andava avanti e più lo facevo più il gioco migliorava”.

Nelson riteneva anche che una delle chiavi dei suoi successi fosse il suo sesto senso nel giudicare bene le distanze.

Fu chiamato “Lord Byron” per i suoi modi estremamente gentili, ma in realtà sul campo era capace di sfoderare la massima cattiveria agonistica, duro e anche intimidatorio, sempre in senso sportivo, nei riguardi dei suoi avversari.

Ken Venturi, che fu suo allievo, ha sempre sostenuto che “si può sempre discutere su chi sia o sia stato il miglior giocatore, ma Byron è stato il più grande che abbia mai calcato i fairway”.

In carriera Nelson ha vinto 52 tornei nell’US PGA Tour inclusi due Masters (1937, 1942), due USPGA Championship (1940,1945) e un US Open (1939). Ha infilato una striscia di 113 tagli superati consecutivamente, record che gli ha tolse Tiger Woods (142). Ha disputato due volte la Ryder Cup (1937-1947) con un primato personale di tre vittorie e un pari nei match disputati, ed è stato capitano del team statunitense nel 1965. Sono stati tre successi. Ha primeggiato due volte nell’ordine di merito (1944-1945). Raggiunse i massimi livelli nel triennio 1944-1946, partecipando a 75 tornei con 35 vittorie e 16 secondi posti. In questo periodo solo una volta non si è classificato tra i “top ten”, a Pensacola nel 1946 dove finì 13°.

Alla fine di quella stagione, appena trentaquattrenne, decise di non giocare più a tempo pieno nel circuito, comunque ebbe ancora modo di imporsi nella Bing Crosby Pr-Am (1951) e nel French Open (1955). Passato professionista nel 1932 ha disputato gare, sia pure a ritmo sempre più ridotto dopo il 1946, fino al 1965.

E’ stato l’idolo di Arnold Palmer che di lui disse: “Ha fatto delle cose nel circuito che sarà impossibile eguagliare ed emulare”.

Uscito dalle scene si è ritirato a vivere nel suo ranch, tuttavia ha aiutato molti giovani giocatori a migliorare il proprio gioco coe il già citato Ken Venturi e Tom Watson. E’ stato per molto anni commentatore di eventi golfistici per ABC Sport.

Ha seguito sempre di persona il Il Byron Nelson Chiampionship dove aspettava l’arrivo dei partecipanti all’ombra della club house. All’inizio del 2006 la Camera dei Deputati statunitense ha chiesto che gli fosse conferita la medaglia d’oro del Congresso per le sue storiche imprese.

Le vittorie nel PGA Tour (52)

1935 (1): New Jersey State Open

1936 (1): Metropolitan Open

1937 (2): The Masters, Belmont Country Club Match Play

1938 (2): Thomasville Open, Hollywood Open

1939 (4): Phoenix Open, North and South Open, U.S. Open, Western Open

1940 (3): Texas Open, Miami Open, PGA Championship

1941 (3): Greater Greensboto Open, Tom O'Shanter Open, Miami Open

1942 (3): Oakland Open, The Masters, Tom O'Shanter Open

1944 (8): San Francisco Victory Open, Knoxville War Bond Tournament, New York Red Cross Tourney, Tom O'Shanter Open, Nashville Open, Texas Victory Open, San Francisco Open, Minneapolis Four-Ball (con Harold "Jug" McSpaden)

1945 (18): Phoenix Open, Corpus Christi Open, New Orleans Open, Charlotte Open, Greater Greensboro Open, Durham Open, Atlanta Open, Montreal Open, Philadelphia Inquirer, Chicago Victory National Open, Tom O'Shanter Open, Canadian Open, Knoxville Invitational, Esmeralda Open, Seattle Open, Glen Garden Open, PGA Championship, Miami Four-Ball (con Harold "Jug" McSpaden)

1946 (6): Los Angeles Open, San Francisco Open, New Orleans Open, Houston Open, Columbus Invitational, Chicago Victory National Open

1951 (1): Bing Crosby Pro-Am

Altri successi: French Open (1955)

Award: Vardon Trophy (1939)

Ryder Cup: due da giocatore vittorioso (1937-1947), una da capitano vittorioso (1965)

Primo piano

  • Sergio Melpignano Senior Italian Open: vince Thomas Gögele. Emanuele Canonica, miglior italiano del torneo, chiude in ottava posizione
    Sergio Melpignano Senior Italian Open: vince Thomas Gögele. Emanuele Canonica, miglior italiano del torneo, chiude in ottava posizione 26/10/2024

    Il tedesco Thomas Gögele, con 197 (64 66 67, -19) colpi, ha vinto il Sergio Melpignano Senior Italian Open, torneo del Legends Tour disputato al San Domenico Golf (par 72) di Savelletri di Fasano (Brindisi). Primo successo sul circuito over 50 per Gögele, che ha saputo tenere salda la leadership sin dal primo dei tre round. Il gallese Bradley Dredge non è riuscito nel sorpasso, confermandosi in seconda posizione con 200 (-16). Terzo posto tutto inglese con 202 (-14) per Simon Griffiths e Andrew Marshall. Il trofeo di miglior italiano è andato ad Emanuele Canonica, che ha chiuso la gara ottavo con 206 (-10) davanti ad Alessandro Tadini, decimo con 207 (-9). Michele Reale si è posizionato 32° con 213 (-3), Mauro Bianco, 52° con 218 (+2), Gianluca Pietrobono, 60° con 231 (+15). Il campione uscente, James Kingston, ha concluso al 18° posto con 209 (-7)

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Golf Story

  • I "tre moschettieri"
    e il super maestro
    del golf italiano
    I "tre moschettieri" e il super maestro del golf italiano 15/04/2021

    Da 2 al 5 settembre prossimo tornerà l’Open d’Italia. Sarà la 78ª edizione dell’evento nato nel 1925  che però in tanti anni ha espresso solo sei vincitori italiani, due capaci di fare doppietta, Ugo Grappasonni (1950-1954) e Francesco Molinari (2006-2016) che si sono affiancati a Francesco Pasquali, a segno dell’edizione inaugurale del 1925, Aldo Casera (1948), Baldovino Dassù (1976) e a Massimo Mannelli (1980). Tra i "magnifici sei" soffermiamo l’attenzione su Aldo Casera e Ugo Grappasonni, due esponenti dei mitici "Tre moschettieri" del golf italiano. 

    Del trio faceva parte anche Alfonso Angelini, che non ebbe mai la fortuna di vincere l’Open, ma che detiene un primato probabilmente destinato a perenne imbattibilità: si impose per ben dieci volte nel Campionato Nazionale Omnium, oggi Campionato Nazionale Open.  La loro storia si intreccia con quella di un altro grandissimo personaggio, Pietrino Manca "il maestro dei maestri" che ha trascorso tutta la sua vita al Circolo Golf Roma Acquasanta

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